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Perché Travnic era la sede del Visir, l’autorità politico religiosa durante la dominazione turca. La parte vecchia è ancora ben conservata: la Stari Grad e il castello medievale (XV secolo).

Ai piedi del castello è stata costruita la moschea di Gazi-aga. Nel 1757 il visir Sopa Salem Camil in questo luogo costruisce la nuova moschea con il nome Camilia, particolare perché nella parte più bassa ci sono i negozi degli artigani.

Camilia è stata distrutta nell’incendio del 1815 e al suo posto il visir Sulejman-pasa Skopljak ha construito la nuova moschea Sarena (La moschea multicolore), con i portici al pianoterreno e i negozi, che rapresenta l’unico esempio nell’architettura ottomana dove la stessa construzione si usa per i mottivi sacri e profani.

Il nome “La moschea molticolore” viene dalle decorazioni sui muri interni e esterni.. Nella Gornja Èaršija si puo vedere la moschea di Hadzi Ali-ber Hasanpasic, semplice, ma con l’orologio di sole, un tipico esempio della costruzione araba, che segna il tempo “a la turca”, ovvero che il conto delle ore inizia dal momento del tramonto. 

Travnik

Un luogo interessante da visitare è anche “Medresa” la scoula coranica realizzata nel 1892 che è in funzione dall 1994 con il nome “Elci Ibrahim-pasina medresa Travnik”. Travnik è l’unico posto in Bosnia dove si possono trovare “sahat kule” sahat castelli le construzione di 20 metri d’altezza, con gli orologi sui punti cardinali, dimostrando l’ora alla turca per tutti i cittadini (che in passato erano tutti musulmani), che in questo modo potevano sapere quando è il tempo per la preghiera, che è 5 volte al giorno. 

Omaggio a Ivo Andric “… Il nostro incontro fu breve. Io non avevo il coraggio di parlare e lui non era certo un uomo loquace. Quando lo pregai di farmi una dedica sull’edizione italiana del suo libro esitò un momento, poi con la sua chiara grafia scrisse in italiano una frase del Codice atlantico di Leonardo da Vinci: “Da Oriente a Occidente in ogni punto è divisione“.

Non sapevo cosa mi stupisse di più: le parole di Leonardo, che ero convinto che guardasse molto più all’Occidente e alla Francia che non all’Oriente e ai Balcani, o il fatto che Andric conoscesse quei dettagli della cultura e della lingua del paese vicino? Il mio impaccio forse gli piacque, tanto che mi salutò più cordialmente di come mi aveva accolto.

Me ne andai confuso, con l’impressione di aver fatto visita a un vecchio monaco e di averne interrotta la preghiera. Come se anche lui appartenesse a uno di quegli ordini che aveva studiato preparando il saggio su san Francesco d’Assisi. Tuttavia assomigliava più a un pastore protestante, capitato per caso nelle nostre terre, che ai frati cattolici dei suoi racconti, o ai pope ortodossi che io conoscevo.

Travnik“Né Roma né Bisanzio” era la formula scismatica in cui il suo rivale coato Miroslav Krleza, nel momento in cui il nostro paese, in quanto “terza componente”, si staccava dal blocco dell’Est. Ivo Andric, invece, guardava a Roma e a Bisanzio insieme, senza perdere di vista neppure l’Islam – Oriente e Occidente, Europa e “altra Europa”, Balcani e Dio sa che altro.” Predrag Matvejevic da “Segni, sentieri, solitudini.

Ivo Andric tra Oriente e Occidente”  Nei pressi della scuola coranica e ai piedi dell’antica fortezza scorre un torrente con un’acqua gelida. La fresca brezza durante l’estate da a quel posto un fascino particolare: è il luogo dove si prende il caffè turco, come ricorda Ivo Andric nella sua “Cronaca di Travnik” “Lutvo” “..In fondo al mercato di Travnik, sotto la sorgente fresca e gorgogliante del fiume Sumec, è sempre esistito, da che mondo è mondo, il piccolo Caffè di Lutvo.

Ormai neanche gli anziani ricordano Lutvo, il suo proprietario; da almeno cento anni egli riposa in uno dei cimiteri intorno alla città. Tuttavia si va sempre a “prendere un caffè da Lutvo”, e così ancora oggi il suo nome ricorre spesso nelle conversazioni, mentre quello di tanti sultani, visir e bey è da tempo sepolto nell’oblio. 

Travnik                        Travnik / Flickr: Gregor G.                      

Nel giardino del Caffè, proprio sotto la parete rocciosa del colle, vi è un angolino appartato e fresco, leggermente rialzato, dove cresce un vecchio tiglio. Intorno, fra pietre e zolle erbose, sono sistemate alcune panchine basse, di forma irregolare, sulle quali è un piacere sedersi e da cui è una fatica rialzarsi. Consumate e imbarcate per gli anni e il lungo uso, sono ormai diventate tutt’uno con l’albero, la terra e le pietre…” Ivo Andric, La cronaca di Travnik. 

Caffe di Lutvo Travnik

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